| •c l a• |
| | Ciao ragazze scusate se ieri non sono riuscite a postare ma ho dovuto risolvere un problema importante...Cmq..Riekkomi! E ora continuo..La storia s'infittisce....Enjoy!..11-TOUCHè “Elizabeth, più gioco di gambe, forza…”
“Sparrow, attento o ti infilzo il cappello con questa!”
Ah! Touché. Lui è al muro, lei gli avvicina pericolosamente la punta della spada al volto. Furba. Sleale, proprio come un pirata dev’essere.
“Pirata!”
“L’ultima volta che l’hai detto sei finito dritto nello stomaco del Kraken, Jack.”
“Oh, e non solo. L’ultima volta che l’ho detto è successo questo.”
Si stacca dal muro, con movimenti scattanti e agili. In poco tempo la Regina si ritrova tra il corpo del pirata e il muro. L’espressione confusa, vagamente perplessa, smarrita, probabilmente. Di certo una cosa del genere non se la sarebbe mai aspettata da “Io-Scappo-che-è-meglio”.
Rimane immobile, paralizzata eppure quel briciolo di orgoglio permane ancora in lei, che mantiene lo sguardo ancorato a quello di Sparrow. E’ un attimo. Lui si avvicina, le loro labbra si incontrano e si incastrano perfettamente. Le lingue si cercano per poi incontrarsi ed intraprendere quella tanto agognata danza. Le dita di Elizabeth si allentano sul manico della spada che cade con un tonfo sordo sul pavimento, così come quella di Jack. L’intreccio delle lingue è accompagnato da quello delle mani e dei corpi perfettamente aderenti l’uno all’altro.
Le dita si avvinghiano, il braccio destro della ragazza si avvolge alle spalle di lui e i piccoli e minuti seni fanno sentire la loro pressione contro il petto di lui, anche attraverso quella camicetta bianca, decisamente maschile e fin troppo larga.
I corpi vengono percossi da brividi e le lingue ancora non si staccano.
“Jaaaaaaackieeeeeeee…”
Il padre di Jack che lo chiama. Ma lui non accenna minimamente a staccarsi da Lizzie che dal canto suo prosegue in quella battaglia di saliva e lingue e labbra.
“Jackie…” Attenti. Lui è dietro l’angolo. Si avvicina.
Si staccano repentinamente, proprio nel momento in cui Sparrow il vecchio, come suole chiamarlo Elizabeth, svolta l’angolo.
Piuttosto veloci da non farsi scoprire. Ma non altrettanto bravi nel fingere che niente sia successo, in modo da non far sorgere dubbi in chi li osserva.
“Gli allenamenti procedono bene, Mrs Turner?”. Quasi la chiama così, in modo da far ricordare a quel mascalzone di suo figlio di lasciare intatto l’onore della loro Regina.
“Benissimo, grazie…”. Liz è boccheggiante, frastornata, tiene il capo chino e subito dopo raccoglie la spada, insieme a quella di Jack, porgendogliela.
“Adesso se permetti, noi due dobbiamo continuare!”
Irriverente come al solito. La prende per un braccio e la trascina via.
Scappano ridacchiando come due ragazzini, le loro mani restano incrociate e così arrivano alla stalla. Odore di fieno, di bagnato e di…calore.
Conservano le loro spade nella rispettiva guaina, legata alla cintura e saltano in groppa a due splendidi purosangue. Reguas, nero. Shan, marrone e ambrato.
Escono dalla stalla, lei su Reguas, lui su Shan. Ridono ancora. Forse in questo momento la Regina non pensa minimamente all’Olandese Volante e al suo capitano. E’ uno di quei momenti in cui ti sembra davvero di essere felice. Ti senti leggero e la contentezza è tale che ti sembra di poter fare qualsiasi cosa. E tutto ciò che hai temuto in precedenza ti sembra una grandissima sciocchezza.
Ecco, questi sono momenti rari. E sono altrettanto rari questi momenti vissuti con la consapevolezza che li stai vivendo.
Li apprezzi di più dopo. Li apprezzi di più in ogni caso, perché queste piccole faville nella notte della nostra vita sono…la vita stessa. L’unico combattimento contro il dolore e la malinconia.
La malinconia è una bruttissima nemica. E’ subdola. E’ come un serpente d’aria che ti avvolge nelle sue spirali, con lentezza, delicatezza, tanto che all’inizio ti piace la sua morsa. E poi…ti svuota. Anzi, è talmente potente che ti riempie del vuoto che è tutto attorno a noi.
Elizabeth stava vivendo una favilla nella sua vita. E ancora non lo capiva. La felicità l’aveva soltanto sfiorata, tanto da non permetterle di riconoscerla di primo acchitto.
Si fermano solo quando giungono nella parte più inesplorata del bosco. Una sorta di radura, l’aria sembra avere il colore delle foglie, verde e leggera nonostante nel cielo che li sovrasta ci siano nuvole cariche di pioggia. Le risate sono diventate sorrisi. E ora c’è anche un po’ di imbarazzo, ma solo un po’, quel che basta per non guastare quel momento che li ha travolti con naturalezza, spontaneità quasi primordiale.
Scendono dai cavalli e rimangono ad osservarsi intorno. Elizabeth raccoglie un mucchietto di terra e come si fa con una palla di neve lo tira addosso al pirata.
Egli sta per rispondere all’affronto ma un tuono piuttosto forte interrompe le sue intenzioni.
“Forse è meglio ritornare…”. Delicata la voce di lei mentre si finge crucciata nell’osservare il cielo.
“Umh, sta per piovere…”.
“Ritorniamo.”. Prende le briglie di Reguas, camminando accanto all’animale con quell’espressione indecifrabile. Sai quando non sai se sorridere o se sospirare, perché la scena che hai in mente fa guizzare il tuo cuore come un pesce. E sorridi perché la tua mente è invasa da quello che è appena successo o quello che vorresti accadesse ma…ti fai troppi scrupoli e preferisci sognare.
“Aspetta…”. La tiene per un polso, con delicatezza. Con un sussurro la richiama a se. Sembra una voce fatta di pioggia. Pioggia come quella che ora cade forte. Ma ti piace perché non c’è il vento ad infastidirti. E ti senti di nuovo leggero e ti viene da urlare perché è…bellissimo.
Si arresta di colpo, Liz. E si irrigidisce. Ma è un attimo, solo uno. Perché non smette mai di coglierla di sorpresa.
Jack la tira a se, le porta una mano dietro la nuca e lascia che il contatto tra le loro labbra avvenga di nuovo.
Stavolta è tutto diverso. Elizabeth gli cinge le spalle con più forza, gli posa una mano sulla guancia, lui le carezza il collo, la pelle morbida imperlata da gocce pure e bianche, che scendono e li bagnano.
Il tempo svanisce. La dimensione è tutta racchiusa in quell’abbraccio che esita a concludersi anche dopo che i cavalli manifestano qualche fastidio e la pioggia sferza i loro visi più violentemente.
“Ora si che possiamo ritornare…”. Sentenzia Sparrow.
12-ALL'ATTACCO! “Dove diavolo siete stati?!!!”
Sparrow il vecchio è piuttosto adirato. Jack ed Elizabeth sono appena rientrati e non appena varcata la soglia ecco quel rimprovero ad accoglierli.
“Voi ve la spassate e qui perdiamo due uomini!!!”
Un’accusa. Fondata. Più che fondata. Elizabeth osserva il pirata con aria colpevole, un cenno di complicità e lentamente si rintana nelle sue stanze, superando così il Pirata Tigre.
- Cosa diavolo hai in mente, Jack?
- Io non ho niente in mente, papà
Ironico e dissacrante come al solito. Eppure lui dovrebbe conoscerlo bene, dovrebbe saperlo che rischia grosso e il tempo passato in quell’isola potrebbe racchiudere gli ultimi attimi della sua vita.
- Lei non c’entra niente con tutto questo, Jackie, non metterla in mezzo
- Oh no! Sei stato tu a immischiarla in tutto questo casino, papà, dandole la chitarra hai messo a rischio anche lei!!!
- Ma non capisci? Non sapendo del medaglione lei è in grado di proteggerlo. Non sapendo che è lì che è nascosto lei è l’unica a poterlo proteggere!!!
- Non credo che ora sia in grado di farlo.
Gli occhi profondi e scuri di Jack si spostano verso il vano della porta. Vuoto e aria riempiti ora dalla figura sottile della ragazza che li fissa immobile ad occhi sbarrati. Non proferisce parola, pietrificata da ciò che ha appena appreso.
- Elizabeth…
Sparrow il vecchio tenta di fornirle una spiegazione, balbetta, per la prima volta perde il suo controllo e la sua faccia tosta.
- Liz…quello che non ti ho detto…
- Zitto figliuolo…
- NO! Non stavolta.
- Ma cosa sta succed…
- Elizabeth non ascoltarlo
- Lasciaci soli.
- Ma Jackie…
- LASCIACI SOLI.
Sono soli. Si osservano, si studiano, eseguono lenti passi per la stanza, misurando il peso dei loro corpi contro il pavimento in legno che scricchiola appena sotto di loro. Percorrono un invisibile cerchio, uno da una parte, una dall’altra. Niente è quello che sembra. Niente è mai del tutto vero con Jack Sparrow.
Liz sente montare la rabbia dentro di se, le labbra serrate, la mascella contratta, il corpo ridotto ad un fascio di nervi. Sguardi e silenzi. Silenzi che parlano. Assordano e feriscono.
- Cosa c’entro io in tutta questa storia Sparrow?!!!
E’ adirata, è più vicina. E con dispetto ed enorme delusione lo chiama per cognome, sillabandone le lettere.
- Ci sei anche tu nella profezia…
- Co…cos..Cosa???!!!
Jack tossisce, chinando appena il capo con i tratti del viso distorti in una smorfia contrita.
- Sei protagonista della profezia quanto me e Barbossa, Liz…
- Non…non è vero, non può essere…- scuote il capo, tremante di rabbia e di stupore.
- Sei tu che salverai uno di noi.
Troppe implicazioni. Troppe sconvolgenti notizie. Scuote il capo ancora incredula, indietreggiando pian piano, andando poi a poggiarsi stancamente contro il muro, lo sguardo perso scruta oltre la finestra, oltre la linea dell’orizzonte ben visibile attraverso gli alberi e oltre il mare.
- Liz…
- Vattene…
- Dovevi saperl…
- DOVEVI DIRMELO PRIMA, JACK. PRIMA!!!!
Si stacca dal muro repentinamente, dandosi una spinta con le spalle. Un ultimo sdegnoso guardo e le ultime parole. Ferite, sanguinanti.
- Porterò a compimento la profezia, Jack. Costi quel che costi.
- Un’incantevole minaccia Liz…
Nessuna risposta. Scuote il capo, la bionda. E va via sbattendo la porta.
“JAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAACK…Aiut…”
Un urlo. Una richiesta d’aiuto smorzata, probabilmente dalla mano di qualcuno della ciurma del Capitan Barbossa che si chiude stretta attorno alla bocca della ragazza.
Jack percorre la stanza quasi correndo, aprendo la porta con slancio, lasciandola sbattere violentemente contro il muro e poi ondeggiare fino a quando non si ferma del tutto. Il corridoio è vuoto e immerso nella semioscurità. Soltanto la luce che filtra dalle porte aperte delle stanze permette al pirata di muoversi con abilità. Le iridi scure scrutano ovunque con attenzione, il cuore palpita, la mente è ben lucida. Che la battaglia abbia inizio, dunque!
Un passo dopo l’altro, gli stivali di cuoio macinano terreno fin quando non si arrestano.
Uno sparuto gruppo della ciurma tiene ferma Elizabeth, le labbra della ragazza chiuse da una benda sudicia, lo sguardo vibrante, infuocato. Si dimena ma loro la tengono stretta e ridacchiano soddisfatti nell’osservare l’atteggiamento di Capitan Jack Sparrow, così…arreso.
“Signori…non avete idea di quanto poco conveniente sia per voi, prenderla…” Un gesto appena accennato ad indicare Elizabeth.
Neanche il tempo di ribattere che Sparrow tira fuori le pistole.
Colpisce uno degli uomini di Barbossa a un braccio e in fronte quello che tiene stretto la ragazza.
“Jack, potevi prendere me!”
“Ma evidentemente non l’ho fatto…”
C’è confusione, tutti corrono ovunque, il Pirata Tigre tiene a bada il resto della ciurma, di sotto. Altri invece duellano per le scale, o in corridoio, o nelle stanze. Confusione e sangue. Ovunque.
Liz si divincola ancora una volta da quel gruppetto che è diventato meno compatto, preso di sorpresa dalla morte di uno di loro. Osservano Jack titubanti, lui sorride e fa loro un accenno ironico, prende Lizzie per mano e via, corrono agili e veloci lungo il corridoio, spingendo il lungo tappeto verso coloro che li inseguono. Qualcuno scivola contro di esso, altri resistono.
“A destra, Liz!”
Una mano si allunga verso i capelli di Elizabeth, ne afferra alcuni ciuffi biondi.
La porta si apre, la porta si richiude e quella mano rimane solo con qualche ciuffo arruffato.
Jack chiude la porta a chiave e con passi decisi, sguardo determinato si avvia verso la parete sinistra, tastandola con accuratezza.
- Dove diavolo…?!!
- Jack, ma cosa fai?- Liz si guarda stordita intorno, premendo la schiena contro la porta, scossa dai ripetuti spintoni di coloro che rimangono fuori.
- Eccolo!
Un’esclamazione e la parete si apre. Gli occhi di Jack brillano, si volta verso di lei e muovendo appena l’indice la esorta a seguirlo.
Muffa, freddo, umidità e una ripida e stretta scalinata.
- Sono i sotterranei…
- Pieni di armi, spero…
- Nessuno entra qui da anni, quindi spero che quel milione di pistole che mio padre ha conservato sia utilizzabile.
- Un…milione?
- Tesoro…Io sono una leggenda, ma mio padre non è da meno!
Si blocca sulle scale Jack, voltando il viso lateralmente in modo da incontrare quello della ragazza.
Lo sguardo si posa su quelle labbra piegate in una smorfia di perplessità e preoccupazione.
- Ce la siamo sempre cavata…Lizzie…Non vedo dove sia il problema, ora…
- Non possiamo andare avanti cavandocela, Jack.
Nessuna risposta. L’immensità dei sotterranei si schiude davanti a loro: buio. O luce fioca, fa lo stesso. Armi ammassate alle pareti, ritratti, quadri, sculture di marmo pregiatissimo, tappeti, tendaggi, sparsi alla rinfusa.
- Ma…queste non sono cose che appartengono ad un pirata…
Liz tocca appena il mento di un mezzobusto in bronzo, poi una tenda in velluto rosso riversa sulla spalliera di una poltrona.
- Elizabeth…secondo te perché chiamano noi del consiglio pirati nobili?
Stupore.
- Ecco…qui ci sono le spade…- sfiora le lame con attenzione, il pirata, ne sonda il profilo.
- Perfette…
- Si…Milady…
E poi ancheggia verso un enorme baule sigillato con un lucchetto. Con espressione lievemente spazientita estrae la pistola dalla fondina e bang! Un colpo secco e il lucchetto salta.
- Vedi, Lizzie? Ci sono altri 10 o 15 bauli pieni fino all’orlo di pistole e fucili…
La ragazza si avvicina con lentezza e timida sbircia, osservando quella schiera di armi che si profila davanti a lei, ma i suoi occhi nocciola si spostano su Jack che getta disordinatamente alcuni di essi su di un tavolo ingombro di vasi e oggetti.
In silenzio controlla che ogni fucile, che ogni pistola siano carichi. Vi soffia all’interno, poi li punta verso un qualcosa e finge di premere il grilletto.
- Tieni…
- No, io prendo questo…
- No, tu prendi la pistola, è più leggera.
- No, io prendo il fucile
- No!
- Si!
- No!
- Si!
Si contendono l’arma per qualche momento. Jack tira verso di se Elizabeth attraverso il manico del fucile per cui stanno litigando, Liz fa lo stesso. Nessuno dei due molla la presa.
- Lizzie…mollala!
- Neanche per sogno, Capitan Sparrow.
- Bene!
- Bene!
Jack allenta la presa, Liz sta per tirare e subisce uno slancio all’indietro che potrebbe farla cadere.
Jack è più veloce, le afferra il polso e nello stesso momento getta per terra il fucile. Fulmineamente Liz si ritrova contro il petto del pirata. Uno sguardo stupefatto, ancora confuso per la rapidità dei movimenti di lui, la testa le gira: una vertigine.
Entrambi i loro sguardi scivolano fugacemente sulle loro labbra.
Nessuna parola, nessuna anticipazione. Liz prende il viso di Jack tra le mani, lo spinge verso di se e preme violentemente le proprie labbra contro le sue. In risposta l’uomo la stringe per i fianchi, schiudendo le labbra e lasciando che la sua lingua incontri la gemella.
I respiri si fanno più pesanti, i sospiri riempiono il silenzio della stanza. Le labbra si accarezzano ancora per un po’, il loro dolce movimento interrotto da un rumore improvviso.
“Bene, bene…”
E’ Barbossa. Sorride compiaciuto. Soddisfatto nell’aver trovato il punto debole dei due. A parte l’amuleto. A parte William Turner.
I due rimangono pietrificati, le palpebre sgranate, il respiro mozzato dalla sorpresa.
E’ Liz a prendere la situazione in mano. Afferra una pistola dal tavolo, preme il grilletto, senza però prendere la mira e spara. Sotto a chi tocca…
Il gesto basta per confonderli. Subito il silenzio viene sostituito da un’accozzaglia di voci, sibili, mugolii di perplessità
E poi entrambi impugnano le spade. E anche le pistole. Entrambi hanno una pistola in una mano e una spada nell’altra.
Si fanno avanti e il combattimento ha inizio. Rumori si lame che si sfiorano, di pallottole che partono, gemiti, urla, rumore di passi in corsa, Jack che sale su un tavolo, la sua spada che non lascia mai quella di Barbossa, Liz combatte tra due gruppi di pirati, convinti di poter soggiogare una “così delicata creatura”.
Il gruppo di combattenti si sposta pian piano. Elizabeth e Jack salgono i ripidi scalini a ritroso, uscendo dal nascondiglio e ritrovandosi in corridoio. Nessuno dei due si arrende, le loro spade continuano a fendere l’aria o a incontrare con violenza quelle altrui.
Gli occhi di Barbossa si posano sul collo della ragazza. Un piccolo ciondolo, di marmo bianco. Ridacchia. I combattimenti si interrompono.
- Stupido da parte tua, Jack, affidare a lei l’amuleto…
Sparrow deglutisce in risposta, fissando Elizabeth, sperando che lei capisca. Lei capisce. Annuisce impercettibilmente e si finge spaventata.
- Questo ora è mio!
- No Barbossa!
Liz socchiude gli occhi. Contrita, sconfitta. Nel frattempo l’acerrimo nemico di Jack Sparrow allunga la mano verso di lei, staccandole con forza quel ciondolo, che egli crede sia l’amuleto.
- Andiamo. Qui ormai non abbiamo più nulla da fare. Ti aspetto in mare…Sparrow…
- Mrs Turner…se mai dovessi vedere L’Olandese da qui ai prossimi dieci anni, preparò il Capitano a quello che troverà sulla terra ferma!!!
Liz rimane a capo chino, respirando appena, stringe le labbra in un debole tentativo di non piangere.
Jack rimane immobile, lascia andar via Barbossa e la sua ciurma e solo dopo qualche minuto si permette di tirare un sospiro di sollievo.
- Crede che quello sia l’amuleto…
- Lo so, Lizzie.
Tengono il viso chinato, non si guardano. Il le ultime parole di Barbossa riguardanti Will hanno segnato entrambi.
- Vado in camera mia…
- Liz…
- No, Jack…Lasciami sola…
13-TI SALVERò.. E’ l’alba. Nessuno ha dormito stanotte alla fortezza. Jack è rimasto ad osservare la chitarra di suo padre, senza avere il coraggio di suonarla.
Sembra aver perso valore da quando lei ne ha sfiorato le corde. Non hanno più parlato della profezia, Lizzie non è pronta ad essere la guardiana della “vita” dei due antagonisti. Eppure lei è l’unica che può salvare uno dei due, indiscriminatamente, ma, almeno questo, potrebbe essere un punto a favore del Capitano legittimo della Perla. Cioè Jack.
- Quindi…il mio compito consiste nel sorvegliarla…
E’ Elizabeth. Movimenti lenti, stanchi, appesantiti dalla battaglia della sera precedente. Si siede accanto al pirata, le mani sulle ginocchia, la schiena appena piegata in avanti, i capelli arruffati, i vestiti sporchi.
- Già…
Solo un sibilo in risposta, un sibilo di gratitudine. Ha deciso di adempiere al suo compito, la Regina del Consiglio.
- Liz…Tu…
- Ti salverò.
- Perché…Cioè, il tuo giudizio sarebbe di parte e in ogni caso non abbiamo alcuna possibilità di prevedere come andranno le cose.
- Jack, io salverò te. Altrimenti i miei sensi di colpa sarebbero inutili.
- Grazie, Liz.
- Non chiedermi grazie. Ti salverei solo per sentirmi meno…
- Mi salverai perché tu sei una brava ragazza…lo so, questo.
Ilare e ironico. Liz ridacchia allegra.
- Oh, no…Jackie…tu sei il brav’uomo della situazione!
- Non ci contare, tesoro…
Ammicca flebilmente, si alza donandole un’ultima occhiata e poi abbandona la stanza.
Lei…ha così tanto potere…sarebbe perfettamente in grado di salvarlo. Ma ciò che lo preoccupa è che la profezia non parla di alcun sentimento neanche largamente collegato con…l’amore?!
__________________
Più tardi Liz è in camera sua. Accovacciata contro il cuscino, piegata in posizione fetale, osserva l’oscurità della camera. Si costringe a non pensare e l’unico modo per non farlo è permettere ai suoi occhi di sforzarsi di seguire i contorni delle cose anche al buio.
Uno spiraglio di luce, proveniente dal corridoio irrompe nella stanza, turbando solo una striscia scura, là dentro. La figura di Jack appare nel vano. Non ha il cappello e neanche la bandana. I suoi lunghi capelli castani solo stranamente lucidi, raccolti in una morbida coda.
- Lo so che non dormi…
- Non ci riesco
- So anche questo…
La porta si richiude alle spalle dell’uomo che cautamente avanza verso il letto, sedendosi infine lungo il bordo di esso.
- La profezia non dice nient’altro?
- Riguardo a..?
- Riguardo a me.
- Dipende da cosa tu vuoi sapere…
- Non dice nient’altro riguardo a me e a te, Jack?
Non risponde. Il pirata ha qualche problema a rispondere a cuore aperto a domande di questo tipo. Lei riesce sempre a spiazzarlo. E lui si sente estremamente debole.
Le lancia uno sguardo intenso, le labbra dal disegno perfetto piegato in un sorriso quasi evanescente, come se da un momento all’altro sfiorando quelle labbra quella piega, simile ad un sorriso, potesse dissolversi in una nuvoletta bianca.
Reclina in avanti il busto verso di lei, sfidandola silenziosamente, poi riprende.
- Tu vuoi che dica qualcosa di noi?
- Io voglio saperlo.
- E se la risposta dovesse essere affermativa?
- Allora dovrei solo fare i conti con essa.
- Io non faccio mai i conti con la profezia. Perché…quello che ultimamente è successo…Insomma io l’ho voluto. Non è stata la profezia a determinarlo.
- La profezia non parla di me e te, vero?
- No.
- Sarebbe stata un’ottima scusante.
- Hai bisogno di una giustificazione, Liz?
- Ho solo paura.
- Non averne…
I loro visi si avvicinano, le loro labbra si toccano. Un bacio dolce, estremamente lento. Le sfiora il viso con le dita, sposta la carezza verso l’orecchio, sui capelli, poi si allunga su di lei.
E la notte trascorre veloce, troppo veloce.
Elizabeth non lo sa, ma lei lo ha già salvato14-NON CI CREDERETE MA... E’ mattina. Liz può sentire il suo calore contro la sua pelle nuda, coperta appena dal lenzuolo bianco.
Apre lentamente le palpebre, sbattendole con lentezza, come se i suoi occhi abbiano bisogno di abituarsi alla scena. Volge il viso verso il posto del letto occupato da Jack. Lui la guarda, sorride in silenzio.
- Credevo stessi sognando una luuuunga cascata di rum…
- Chissà…se dovesse esistere penso andrei a scoprirla.
- Potrei accompagnarti…
- Allora non avrei bisogno del rum.
Le sposta alcune ciocche bionde dal volto, poggia la sua mano sulla sua guancia e poi piano l’attira a se, baciandola fugacemente. Un bacio leggero come un soffio.
Toc, toc.
- Elizabeth…posso entrare?
- Mio…padre?- Jack deglutisce osservando alquanto perplesso la porta che di lì a poco potrebbe aprirsi rivelando gli avvenimenti notturni.
- Vado io…
Elizabeth si alza di scatto, avvolgendosi in una vecchia vestaglia poggiata sulla poltrona. La sistema frettolosamente e subito dopo si fionda verso la porta, aprendone solo uno spiraglio, quanto basta per vedere il viso di Sparrow il vecchio, quanto basta per impedirgli di vedere suo figlio a letto.
- Cosa…succede?
Si finge addormentata, strofinandosi gli occhi da perfetta attrice. Jack sorride. Se lui è un brav’uomo lei è un pirata a tutti gli effetti, senza alcuna ombra di dubbio.
- C’è una bellissima notizia!
- Mmmh, quale sarebbe?- In effetti il Pirata Tigre appare piuttosto allegro, forse soddisfatto di poter dare una piacevolissima notizia alla ragazza, nonostante ella appaia distante. Forse non immagina neanche la portata di ciò che egli le dirà.
- L’Olandese! Si avvicina!
L’Olandese…
Will…
Suo padre…
Elizabeth non respira più. Rimane pietrificata, lo sguardo che ora scappa da quello dell’uomo. Deglutisce con estenuante lentezza, rimanendo poggiata al profilo della porta, facendosi forza.
Jack si mette a sedere sul letto. Rizza le orecchie nel sentire quelle parole. Rimane silenzioso, pensoso, una ruga gli solca la fronte.
- Will…
La ragazza ha solo il coraggio di sussurrare quel nome. Credeva che egli fosse l’unica cosa a cui aggrapparsi, e invece... Il flusso continuo e corroborante dei suoi pensieri viene interrotto da un’ennesima e spinosa frase, che alle orecchie della ragazza suona come una domanda.
- Dov’è Jack?
- Io…non ne ho idea…
- Elizabeth, perdonate la mia invadenza, ma sapevo che questa notizia avrebbe potuto farvi enormemente piacere!
- Grazie…si…
Da ancora le spalle a Jack, nonostante la porta sia ormai chiusa, e ogni pericolo per loro due, lasciato fuori dalla stanza.
Ma niente è più pericoloso del pensiero che passa nella mente di entrambi tanto da impedirgli di respirare come qualsiasi essere umano.
E’ come se soltanto nominare Will Turner li faccia sprofondare in uno stato di torpore e dolore tale da impedire loro di riuscirne.
Elizabeth non ha mai dimenticato Will, lo ha sempre ricordato a causa dei propri sensi di colpa nei suoi riguardi, perché troppo tardi ha capito da che parte andare. Si è trovata davanti ad un bivio più volte, e una di queste ha fatto la scelta sbagliata. O, comunque, visti gli ultimi eventi, si è dimostrata tale. E tempo fa anche la bussola gliel’aveva dimostrato. La bussola non mente mai.
Ma ogni essere umano vive con la costante paura di sbagliare, nessuno ha certezze, solo maschere inconsistenti e come tali anche i nostri pensieri lo sono.
- Jack…
- Me ne vado.
- No, aspetta!
- Elizabeth…Fa una scelta. Scegli senza costrizioni, senza alcun condizionamento. Entrambi vogliamo che tu sia felice…
- Tu lo vuoi?
- Sono un pirata. Voglio che tu sia felice in modo che in qualche modo io possa trarne un giovamento. Non sono tipo da soffrire per amore, Liz.
- Bugiardo fino all’osso.
- Una volta te lo dissi. Sei un’idealista. Sei troppo giusta per essere completamente un pirata, sei troppo coraggiosa e anticonformista per vivere come una nobildonna.
- Non sono nulla.
- Sei la Regina del consiglio, sei un pirata e una nobile, sei protagonista di una profezia e…
- E…?
- Non farmi dire il resto.
- Non sei la personificazione del sentimentalismo, ricordo.
- Ciao Lizzie.
- Ciao Jack.
Adesso bisogna fare una scelta. E stavolta si tratta di una scelta definitiva. Per lei, per Will e per Jack.
15-SPERAVO CHE FOSSI TU... Finalmente sono di nuovo in mare. Finalmente rivedranno l’Olandese Volante e soprattutto il suo capitano.
Le due navi si fronteggiano. Elizabeth può benissimo vederlo dall’oblò della stiva. Non ha il coraggio di uscire fuori, soprattutto se si tratta di rivedere Will in presenza di Jack.
Ma prima o poi dobbiamo fare i conti con le nostre scelte, a volte in nome della felicità altrui, altre, invece, in nome della nostra.
Non si dorme la notte a causa delle scelte, ma l’importante è avere il coraggio e l’onestà di prendere una direzione, tenere la testa alta.
L’importante è essere sinceri, affrontare la vita. E poi si può anche non dormire la notte, puoi conviverci per un po’, puoi sognare il tuo desiderio e perseguirlo, anche. Si, non ci dormi la notte, l’importante però è l’onestà.
E’ questo quello che si ripete Elizabeth, nascosta nella stiva.
Non parla con Jack da giorni e lui sembra non badare all’enorme divario che giorno dopo giorno si allarga, tra di loro.
Si allarga proporzionalmente alla distanza che l’Olandese percorre per raggiungerli.
Probabilmente Will ha saputo della profezia, e ora si sta lanciando in loro aiuto.
E cosa ancor più probabile non sa niente di Jack e Liz. Non lo immagina nemmeno.
“Tieni gli occhi puntati sull’orizzonte”. Era sicuro che lei lo avrebbe aspettato, perché è così che funziona il vero amore. Si attende, si ha la pazienza di farlo. Anche per viverlo per un solo giorno. Ma è l’amore.
Ma Liz non ha aspettato.
Non ha aspettato perché qualcosa di molto più trascinante l’ha distratta dal mantenere gli occhi fissi sull’orizzonte.
E’ stato lui…Lui, la sua distrazione.
Ma lei non considera Jack una distrazione, al fine di ingannare quell’asfissiante attesa.
Jack è molto di più.
Molto di più di Will.
“Elizabeeeeeeth…Will, chiede di te!”
Sparrow il vecchio invade i pensieri della ragazza, scendendo nella stiva.
“Va bene. Ma vado da sola sull’Olandese.”
Sparrow il vecchio aggrotta la fronte. Per un attimo un dubbio, una nuvola carica di pioggia passa dalla sua mente, solo per un attimo.
Poi la nuvola si allontana e ritorna il sereno.
“Beh, voglio parlargli da sola…”. Sorride timidamente lei, fingendo addirittura di arrossire, come una sposa innamorata.
Il pirata si limita ad annuire con espressione sorniona.
E senza capire si ritrova su una scialuppa, da sola, e subito dopo sull’Olandese.
Osserva spaesata la nave, i suoi adepti, il padre di Will che rispettosamente le rivolge un semplice cenno del capo. Lei risponde automaticamente con lo stesso gesto.
“Elizabeth…!!!”
E’ Will. Splendido, sorridente, la camicia scura sbottonata sul petto. Il suo petto, stendardo di quell’orribile cicatrice, stendardo di quell’orribile destino.
“Will…”. Lei non si avvicina, si limita a guardarlo titubante. Nessuna parola le esce dalla gola, nessuna scusa, niente di niente.
“Elizab…”. Will ha capito. Elizabeth capisce che lui ha capito. Perché i suoi occhi sono subito andati verso Jack, sul ponte della nave, ferma accanto all’Olandese.
“Mi dispiace.”. Parole penose. Che lasciano Will di ghiaccio. Ma lui capirà. Ha sempre capito.
E il matrimonio tra loro due aveva dissolto il dubbio che per mesi l’aveva avvolto. Ma lui l’ha sempre saputo. Fin da quando li aveva visti baciarsi sul ponte della Perla Nera. E ora non resta che tirare un profondo respiro, chinarsi, incassare il colpo e vivere senza che il ricordo di lei ti faccia troppo male.
Sei immortale, ma non immune all’amore. Non sei immune a lei.
<!--[if !supportLists]-->- <!--[endif]-->Tu…e lui?
<!--[if !supportLists]-->- <!--[endif]-->Will, non lo so…
<!--[if !supportLists]-->- <!--[endif]-->Si tratta di fare una scelta, adesso?
<!--[if !supportLists]-->- <!--[endif]-->Purtroppo.
<!--[if !supportLists]-->- <!--[endif]-->Non avrei mai voluto essere un termine di paragone. Ma se è così…rispetterò qualsiasi tua scelta.
<!--[if !supportLists]-->- <!--[endif]-->Non sono in grado di farla.
<!--[if !supportLists]-->- <!--[endif]-->Oh, allora che vuoi fare? Tenere me per un giorno ogni dieci anni e lui nel tempo che resta?
<!--[if !supportLists]-->- <!--[endif]-->No!
<!--[if !supportLists]-->- <!--[endif]-->Certo che no. Non lo faresti mai, vero?
<!--[if !supportLists]-->- <!--[endif]-->No, Will. Mai.
Parlano vicino al timone. Will è poggiato contro di esso, lei gli è di fronte. Non lo guarda. Non riesce a guardarlo. Il pensiero di incontrare il suo sguardo addolorato, malinconico, sapere che lui non ha altra consolazione che lei, non le permette di affrontare con dignità la situazione.
<!--[if !supportLists]-->- <!--[endif]-->Elizabeth…
<!--[if !supportLists]-->- <!--[endif]-->Si?
<!--[if !supportLists]-->- <!--[endif]-->Qualsiasi fine abbia la vicenda…
<!--[if !supportLists]-->- <!--[endif]-->Will…
<!--[if !supportLists]-->- <!--[endif]-->Qualunque sia il nostro destino, voglio che sia tu a detenere il cuore.
<!--[if !supportLists]-->- <!--[endif]-->Si.
Lei gli si avvicina. Lo guarda come la notte dopo il loro matrimonio l’aveva guardato. Gli sorride, rassicurante, dolce. Gli prende le mani tra le sue e annuisce teneramente.
<!--[if !supportLists]-->- <!--[endif]-->Si.
<!--[if !supportLists]-->- <!--[endif]-->Grazie.
<!--[if !supportLists]-->- <!--[endif]-->…
<!--[if !supportLists]-->- <!--[endif]-->Di non avermi ingannato.
Più tardi Jack e Will sono insieme. Sul ponte dell’Olandese.
Sembra che tra loro fluttuino mille domande, ma nessuno dei due da il via alla questione.
Entrambi sono poggiati contro le pareti della nave e osservano il mare.
<!--[if !supportLists]-->- <!--[endif]-->Quindi Barbossa ha l’amuleto…
<!--[if !supportLists]-->- <!--[endif]-->No, ce l’ho io.
<!--[if !supportLists]-->- <!--[endif]-->Ma…
<!--[if !supportLists]-->- <!--[endif]-->Lui credeva che il ciondolo al collo di Liz…
Silenzio.
<!--[if !supportLists]-->- <!--[endif]-->Ho sperato che fossi tu.
<!--[if !supportLists]-->- <!--[endif]-->A fare cosa, Will?
<!--[if !supportLists]-->- <!--[endif]-->Lo sai. Non avrei mai immaginato nessun’altro al suo fianco.
<!--[if !supportLists]-->- <!--[endif]-->Will…
<!--[if !supportLists]-->- <!--[endif]-->No, Jack. Mi hai ingannato tante volte. Senza alcun ripensamento nel farlo. Ma non hai mai ingannato lei.
<!--[if !supportLists]-->- <!--[endif]-->Beh, non le ho detto che i pirati del consiglio la chiamano la “Regina delle Spade”.
<!--[if !supportLists]-->- <!--[endif]-->E’ brava.
<!--[if !supportLists]-->- <!--[endif]-->Già…
<!--[if !supportLists]-->- <!--[endif]-->Jack…Non…abbandonarla.
<!--[if !supportLists]-->- <!--[endif]-->Potrei dirti lo stesso, ma so che è impossibile figliolo.
<!--[if !supportLists]-->- <!--[endif]-->Non è vero. La mia mente non l’abbandona mai.
<!--[if !supportLists]-->- <!--[endif]-->Non è detto che sceglierà me, Will. Non mi sono mai illuso che lei potesse amarmi. Amarmi come ama te.
<!--[if !supportLists]-->- <!--[endif]-->Non è detto che mi ami ancora.
L’attesa.
Bisogna attendere, anche se ti sembra che portarne il peso sia troppo difficile.
Ma l’attesa a volta salva, a volte illude, tradisce.
Ma bisogna attendere.
Perché dall’attesa uno dei due ne esce vincitore.
E l’attesa è il momento immediatamente precedente a quando qualcuno soffre enormemente e l’altro gioisce.
Ma si ricordano sempre i vittoriosi. Perché, soprattutto in questo caso, sarebbero due a beneficiarne.
<!--[if !supportLists]-->- <!--[endif]-->Sono in pericolo, Will. Potrei…
<!--[if !supportLists]-->- <!--[endif]-->Per te c’è sempre una possibilità, tu sei vivo.Spero davvero vi siano piaciuti questi capitoli..In fondo è successo quello che stavamo aspettando no?..Beh posterò presto il seguito..Promesso!Parola di piratessa! Bacioni
| | |
| |
|